Armani Ginza Tower
(designed by Massimiliano e Doriana Fuksas)
“Quale miglior ispirazione di immaginare un luogo che non si è mai visto. La realtà può anche essere deludente. Piuttosto io preferisco alimentare un’idea, un’immagine romantica che ho custodito con tutto me stesso”. Giorgio Armani racconta il concepimento di un’idea, sia essa un capo d’alta moda o un’imponente opera architettonica, come se fosse una sorgente invisibile che scorre lungo percorsi ricchi di altre suggestioni e che, infine, sfocia nella pratica creativa del fare, del produrre. Icona mondiale di uno stile insieme sobrio e lussuoso, il marchio Armani è arrivato in Giappone nel 1987 e, da lì, ha costruito un network impressionante di 12 negozi Giorgio Armani, 14 Emporio Armani, 2 Armani Collezioni, 2 Arman Jeans, 2 A/X Armani e un numero infinito di presenze in multi-brand stores. La realtà giapponese sarà forse mistificante ma certamente irradia il suo marchio, come quello di altri grandi della moda, e produce ricchezza. Per questo, Giorgio Armani, 73 anni, realizza il suo nuovo flagship store nel cuore pulsante tokionese, a Ginza, polo irradiante dell’effimero a caro prezzo.
Come e più della Fifth Avenue di New York, della Bond Street di Londra, di Via Montenapoleone a Milano o dell’Avenue Montaigne a Parigi, Ginza è oggi il più grande ed luccicante agglomerato di negozi d’alta moda, lusso e benessere del corpo. Tra l’inafferrabile leggerezza dell’essere ed un business plan ambizioso, tutte le grandi etichette si affannano ad esserci, e riempiono lotti regolari di suggestioni, a cui architetti altrettanto famosi dovranno dar forma. L’architettura del nuovo millennio ha capito che i suoi pigmalioni più generosi sono i produttori di beni immobili da vendere e di marchi da diffondere. E allora, a Ginza, Renzo Piano crea per Hermes, SANAA per Opaque, Peter Marino per Chanel, Jun Aoki per Luos Vuitton, Toyo Ito per Mikimoto ed ora, Doriana e Massimiliano Fuksas per Giorgio Armani. La nuova Armani Ginza Tower è il nuovo baricentro irraggiante, la consacrazione di uno stile italiano diffuso nel mondo, e di un uomo che lo incarna alla grande.
Inaugurato a braccetto del premio oscar Cate Blanchett, in una 2 giorni ripiena di cerimonie ed eventi, è costato circa 20 milioni di dollari, su una superficie totale di 7370 m2 e su 14 livelli, 2 dei quali sotterranei. L’ultimo lavoro dei coniugi Fuksas è l’edificio più alto di Ginza ma parte dal basso, dall’interno della stazione metropolitana, da cui si accede direttamente attraverso un “aggancio” disegnato dagli stessi architetti. In ordine ascendente, lungo un percorso ideale e infinito che collega i capillari terminali della fittissima maglia sotterranea metropolitana al cielo, si incontrano i 2 piani interrati dell’Emporio Armani, si sale su, oltre il piano stradale, attraverso i 3 piani che alloggiano il negozio Giorgio Armani, il quarto con Armani Casa e il quinto con l’Armani spa; dopo 2 piani per uffici, l’ottavo e il nono per lo showroom, sino al ristorante italiano e, ancora oltre, agli attici dell’elitario Armani Privè bar. Come far condividere così tante funzioni eterogenee, rivestirle armoniosamente entro un unico involucro e, allo stesso tempo, edificare un’architettura iconica capace di rappresentare il marchio Armani?
La dialettica cristallizzata per cui il senso effimero di un oggetto consumistico deve anche poter contemplare la rappresentazione di uno stile di vita, di per sé atemporale, non ha spaventato i Fuksas che hanno osservato Giorgio Armani, lo hanno ascoltato, ne hanno studiato i vestiti, il suo modo e il modo in cui il mondo lo interpreta. Hanno cosi realizzato un manufatto architettonico che gli assomiglia fisicamente, elegante ma non sontuoso, sobrio ma vario. Il rivestimento di facciata, interamente vetrato e ritmato dai telai d’acciaio nero è un vestito che riflette gli umori della città di giorno e che di sera si sveste per indossare un’eleganza fiera e luminosa. I primi 3 livelli subiscono cadenze oblique di bambù in metallo dorato accentate da foglie ricoperte da plexiglas traslucido bianco retroilluminato. Dal quarto livello, le traiettorie luminose verticali sono interrotte dalle bande metalliche dei solai e la superficie arretra. Acquista profondità con i tendaggi, e le fronde si sfoltiscono, restano sospese, fino a diventare gocce di pioggia.
Doriana e Massimiliano sanno che il loro mestiere e quello di uno stilista vivono dello stesso cibo, suscitare emozioni a chi indossa o abita o vive uno spazio come fosse un’altra pelle, un altro vestito che nasconde l’ennesima sorpresa. Se la torre di cristallo vive del correre di istantanee superficiali, del cosmo nomadico di una metropoli ipertesa, i suoi interni sono rallentati, ricercati, quasi accarezzati. La sperimentazione sui materiali, modellati, scolpiti, svuotati, arricchiti di luce soffusa, entro spazi che evaporano e si rarefanno, svela il dettaglio come espressione dell’essenza. I “salottini” intimi e preziosi del Giorgio Armani vengono delimitati da reti metalliche color platino, pavimenti e soffitti neri, in marmo e lastre d’acciaio, bilanciano superfici verticali in vetro satinato e plexiglas, che ricordano le foreste bionde di bambù. Le pareti d’acciaio nero a nastro continuo dell’Emporio Armani, traforate e retroilluminate, annunciano invece spazi più leggeri e ampi, illuminati da fendenti di luce radente. Da qui, attraverso la rassicurante domesticità dell’Armani Casa, il bianco lascia progressivamente il posto all’oro soffuso e ai marmi del primo Armani spa al mondo, ispirato ai bagni termali dell’antica Roma.
“Sogno un luogo in cui corpo ed anima siano nutriti insieme in un’esperienza liberatrice”. Giorgio Armani pensa ad una consapevolezza totalizzante che giustifica tutti gli spazi dell’Armani Ginza Tower. Doriana e Massimiliano la disegnano tra le prospettive esterne e le rotondità del ristorante, che unisce i motivi dei negozi GA ed EA. L’oro è sempre presente nei pannelli divisori curvati in acciaio traforato “a foglie di bambù” e annunzia l’ascesa zenitale terminale verso il lusso simbolicamente elitario del Privè bar. Lungo le stesse pareti forate a nastro, oltre un bancone in vetroresina nera, lo spazio avvolgente a C trova il suo sfogo in un giardino esterno coronato da tavolato in teak. La vista è mozzafiato. Dal basso, la città continua a battere i suoi colpi striduli, mentre dall’alto silenzioso, alla fine di un percorso ascendente rigeneratore, ci si ferma a pensare. I coniugi Fuksas stanno lavorando al prossimo Armani store, nella Fifth Avenue di New York, e Giorgio rivela di voler conquistare la Cina, con 55 nuovi negozi nei prossimi 6 anni.