Due indici d’alluminio
(Liceo Alberghiero Georges-Freche, designed by Massimiliano e Doriana Fuksas)
Siamo stati abituati a leggere nomi come Ordos, Next-gene 20, Heyri Art Village, Paju Book City e tanti altri, progetti urbanistici sperimentali più o meno riusciti, disseminati sulle colline di fango, tra Cina, Taiwan e Corea. Siamo rimasti ammirati dalla visione di un paese, la Georgia, la cui rinascita sta passando attraverso un programma architettonico unico nella storia. L’arte di costruire il mondo è sempre stata uno strumento di speranza. La ri-nascita culturale ed economica di comunità, città e paesi interi è inalienabile dall’ambizione visionaria del costruire architettura. A volte, questo fare accelera e concentra le sue forze su un territorio e in un momento determinato. È questo l’inizio di una storia che parla francese e si ambienta in Provenza. Marsiglia, capitale culturale europea nel 2013, è la locandina luminosa di tanti eventi disseminati sul lungomare mediterraneo. Nell’adiacente regione di Languedoc-Roussillon, a un’ora d’auto, tra il fiume, la laguna e il mare, la prima città francese per sviluppo economico, Montpellier, racconta come il benessere della sua comunità corra sui nuovi tram, tra i viali alberati e le realizzazioni architettoniche eccezionali. In pochi mesi, l’Hotel de Ville di Jean Nouvel, il Pierresvives di Zaha Hadid e il Liceo Alberghiero Georges-Freche di Massimiliano e Doriana Fuksas.
Sono trascorsi vent’anni da quando Massimiliano realizzava il Collegio Saint Exupery, nella periferia orientale di Parigi. Da allora, tante architetture dedicate all’istruzione e alla ricerca hanno mutato il territorio francese, modificando il concetto stesso di liceo, università, centro di ricerca. Ha decomposto la sua geometria, l’ha snellita e moltiplicata in volumi articolati che ne racchiudono altri, conviventi tra ortogonali ed ellissi. La sua architettura è multi-cellulare, cresciuta come gocce di mercurio che si dispongono su un piano liscio, attratte e tenute a distanza dal proprio calore. Visto dall’alto, il Liceo Alberghiero Georges-Freche, concepito dai coniugi Massimiliano e Doriana Fuksas, è la sagoma di due diti indici che si sfiorano. La Creazione di un uomo e di un luogo in cui un ragazzo diventa uomo, nasce sempre da questa scintilla. Falangi plastiche rivestite di pelle d’alluminio anodizzato, con una fitta trama triangolare composta da 17000 pannelli e da 600 aperture vetrate, nessuno dei quali identico. Sotto la cute d’argento, la struttura mista di cemento armato e metallo è stata realizzata con la tecnologia dello spritzbeton, calcestruzzo proiettato, che ha permesso la realizzazione di forme plastiche, curve, fluide.
Il complesso architettonico è dedicato ad attività alberghiere, gastronomiche e turistiche, e occupa interamente l’angolo in cui Av. Du Mundial 98 e Boulevard Pénélope si fondono nella loro rotonda. Il lotto su 16000m2 è ridisegnato dalle due fogge plastiche principali che accolgono il liceo e le relative attività didattiche per 1000 studenti; uno studentato con 52 camere su 3 livelli; un edificio per gli alloggi dei professori con 10 appartamenti su 5 livelli; una palestra e una pista di atletica. L’architettura è generosa, condivide la propria identità con la città, con questo quartiere nella periferia est di Montpellier, che si arricchisce di una nuova personalità. È un segno forte, solcato sull’asfalto e brillato da migliaia di pagliette triangolari illuminate dal sole.
Il Liceo Alberghiero Georges-Freche va oltre la sua funzione, modifica la vita anche di chi non ne usufruisce, anche delle signore che lo rasentano per andare al centro commerciale di fronte. All’interno dei due edifici che ospitano il liceo, tanto brulicare didattico sta formando futuri cuochi e pasticceri, sommelier e barman. Sala polivalente, sala per esposizioni, aule e mensa nel volume B su 4 livelli che costeggia rue le Titien; l’anima gastronomica e alberghiera nel volume Y, con un albergo aperto al pubblico da 12 stanze, tre ristoranti, di cui uno gastronomico, uno formativo e una brasserie, oltre a un labirinto interminabile di laboratori. Gli interni sono bianchi e colorati, giallo e magenta, verde e arancio. Il colore definisce il percorso e orienta alla funzione, che ha preso forma nei pezzi d’arredo disegnati dallo stesso studio Fuksas, soprattutto per gli spazi del settore gastronomico e alberghiero. Fuori, tra i due volumi, tra curve a gomito e allunghi in progressione, una chicane volumetrica e cinque passerelle d’acciaio sorvolano la corte intestinale alberata che smista i flussi, di studenti, professori e visitatori.